Ansia Ipnosi
depressione e timidezza. Regredire nel passato: l’ ipnosi serve per creare un realtà virtuale capace di “rimodellare” la nostra personalità e accrescere la nostra consapevolezza.
Una delle tecniche principali, finalizzata ad accrescere in tutti i sensi la consapevolezza del paziente, è la così detta tecnica della consapevolezza. Sono cinque le domande, ormai diventate classiche, con le quali il terapeuta della Gestalt favorisce il processo di autoconsapevolezza: “Cosa fa?”, “Cosa sente?”, “Cosa vuole?”, “Cosa evita?”, “Cosa si aspetta?”. Il lavoro sulla consapevolezza prevede infatti più livelli di indagine; Perls usa la metafora del “pelare la cipolla”. Si parte infatti dalle bucce in superficie, ossia il comportamento osservabile (cosa fa?), per poi passare via via agli strati più profondi, ovvero le sensazioni e le emozioni (cosa sente?), e in fine i processi cognitivi e volitivi (cosa vuole?; cosa evita?; cosa aspetta?) . Il terapeuta dà molta importanza anche alle risposte non verbali del soggetto in quanto, mentre il linguaggio mente, il corpo è più sincero, e spesso svela quando e come il paziente mette in atto le sue strategie auto manipolative e difensive.
Trattamento dei disturbi d’ansia con l’analisi transazionale
L’ansia è un evento emotivo, una condizione “fisiologica” durante la quale la psiche e il corpo si orientano verso lo stimolo per prepararsi ad affrontarlo nel miglior modo possibile. È un adattamento dell’individuo a situazioni ambientali che gli richiedono risposte soddisfacenti. Tuttavia, talvolta, la presenza eccessiva di ansia può limitare la capacità di pensare ed agire adeguatamente alle circostanze, invalidando le naturali risorse a disposizione; in questa condizione l’ansia diviene ‘disfunzionale’ e si parla di disturbo d’ansia. L’analisi transazionale consente di identificare quelle ‘fantasie distorte’ dello Stato dell’Io Bambino o quelle ‘convinzioni errate’ del Genitore che possono indurre a sperimentare una “paura di essere inadeguato“ (in genere paura di fallire o paura di perdere l’oggetto desiderato) che si manifesta con i sintomi d’ansia. Nello Stato dell’Io Bambino si strutturano pensieri, emozioni e comportamenti sulla base delle competenze e dell’esperienza a disposizione a quell’età (fino a 4 o 5 anni), per cui è ragionevole pensare che ci possano essere delle distorsioni della realtà anche significative e che il relativo vissuto sia condizionato da queste. Lo Stato dell’Io Genitore si struttura sulla base degli esempi educativi, sociali e culturali dell’ambiente nel quale è vissuto il soggetto durante i primi anni di età, per cui, senza avere la capacità di valutarne l’adeguatezza, egli avrà fatto suoi alcuni valori morali e religiosi, consuetudini e credenze culturali, pregiudizi e abitudini familiari, che potrebbero essere errati o comunque adeguati per l’epoca ma inadeguati alla sua realtà presente. L’analisi transazionale si pone l’obiettivo di aumentare la consapevolezza dello Stato dell’Io Adulto nel qui ed ora, nel caso dei sintomi d’ansia si indaga su “qual è la cosa peggiore che può capitare oggi quando si prova quell’ansia” e, una volta emersa la fantasia, su “cosa c’è di male se si verifica”; in questo modo possono emergere esperienze del passato che hanno indotto il soggetto ad interpretare la realtà dell’epoca come “drammatica” o “catastrofica” e che lo condizionano oggi nell’interpretazione della realtà odierna. Rielaborare queste fantasie con la consapevolezza e con le informazioni del presente, consente di valutare la realtà per correggere le eventuali distorsioni e decidere cosa fare per gestire le possibili presenti fonti di disagio.
Il sogno è un immancabile accompagnatore delle nostre notti. Alcuni ricordano i propri sogni ogni mattina e con facilità; altri, invece, solo raramente trattengono le immagini di un qualche sogno oltre il risveglio, magari solo quando esso è a forte contenuto emotivo. C’è anche chi afferma di non ricordare mai i sogni al risveglio. Tutti, tuttavia, sogniamo ogni notte più volte. Gli studi degli psicologi e dei neuropsichiatri hanno dimostrato che non è possibile non sognare e che, anzi, la fase del sonno con sogni (chiamata R.E.M., ossia Rapid Eye Movement, a causa del fenomeno dei movimenti oculari che si verificano concomitantemente) si ripete ogni notte più volte, con un ciclo di circa quindici-venti minuti ogni novanta.
Ma che cos’è il sogno? Sono state fatte numerose affermazioni in merito: per alcuni ricercatori esso è il guardiano del sonno, poiché difenderebbe il sonno dagli stimoli sensoriali; per altri, invece, è una specie di esercizio cerebrale a vuoto, utile alla fisiologia neurale. Ma l’aspetto più sconcertante è nella sua significatività: il sogno non risulta indifferente al sognatore, ed emozioni e impressioni dense di significato si affollano frequentemente in esso. I neurologi non si occupano molto di questo aspetto, che risulta il meno comprensibile alla scienza.
Dobbiamo ammettere pertanto che il sogno ha un valore ed un significato psicologico, che si interseca e si correla con quello fisiologico. Da questo punto di vista, esiste una letteratura scientifica alquanto ricca – almeno, per chi accetta di considerare scientifica la psicoanalisi.
Sulla interpretazione dei sogni Sigmund Freud ha edificato il metodo di indagine psicoanalitico. Esattamente cento anni fa, nel 1899, egli dava alle stampe il libro omonimo, che costituisce il vero e proprio manifesto del metodo psicoanalitico. Dobbiamo salutare in esso la svolta nell’approccio allo studio e al trattamento dei disturbi nervosi e la nascita della psicologia clinica. L’interpretazione freudiana del sogno si basa essenzialmente sul metodo delle libere associazioni, e poggia sulla concezione del sogno come manifestazione del desiderio, che però viene mascherata dall’azione della censura onirica. Inoltre, per Freud il desiderio è essenzialmente di natura sessuale, per cui il sogno esprime sempre un desiderio sessuale, attuale o pregresso.
La tecnica interpretativa freudiana risulta così riduttiva, poiché esclude ogni altro significato e finisce col riportare tutti i contenuti onirici a manifestazioni sessuali. Questo è il limite proprio della psicologia freudiana, incentrata sulla teoria sessuale della libido. Un indirizzo risolutivo per una interpretazione dei sogni più aperta, e quindi più efficace per raggiungere la psicologia del paziente, lo ha dato C.G. Jung, con la sua concezione di psicologia del profondo non riduttiva alla sola sfera sessuale. Il metodo, tecnicamente, è in parte simile a quello freudiano, poiché anch’esso utilizza le libere associazioni. Se ne differenzia, invece, in quanto l’interpretazione si basa anzitutto sull’analisi del contesto, che comporta l’esame della struttura drammatica del sogno, la “storia” che viene raccontata; e inoltre poiché nella ricerca del significato delle immagini e dei simboli alle libere associazioni viene affiancata l’amplificazione, che consiste nella individuazione di similitudini e analogie tratte dalla vita spirituale dell’umanità intera, ossia dai miti e dalle leggende dei vari popoli, dalle fiabe, dalla letteratura.
La ricerca del significato dei sogni, in questo modo, viene riportata alla dimensione globale dell’esistenza del sognatore, ai significati che egli vive interiormente e le esperienze che ha attraversato. La totalità della psiche viene così riconosciuta nell’articolazione dei valori e dei significati, e nella varietà dei sentimenti e delle emozioni attraversate.
Un’analogia di forma unisce l’ occhio al Sole, simbolo di luce e di energia divina: per questo la vista e lo sguardo sono, più degli altri sensi, vicini alla mente e alla coscienza e per questo motivo esprimono una componente di cui siamo in genere consapevoli. Sappiamo come e perché stiamo guardando una persona in un certo modo, mentre altri aspetti del linguaggio del volto e del corpo possono sfuggirci. Detto questo dobbiamo ricordare che per molte tradizioni l’ occhio rappresenta “lo specchio dell’anima”; nel senso che riflette in maniera immediata le nostre emozioni, le nostre paure, le nostre sfumature emotive più intime. Dall’ occhio e dal suo sguardo si ha un accesso diretto a una dimensione molto intima. “Guardami negli occhi!”, si dice, quando di qualcuno non ci si vuole lasciar sfuggire nemmeno uno sguardo. Uno sguardo, si dice, vale più di mille parole… In effetti, con gli occhi non solo guardiamo ma, più e meglio che con il linguaggio, comunichiamo stati d’animo e manifestiamo il nostro carattere. Ecco allora che diventa significativa la direzione dello sguardo, la sua intensità, i sui movimenti.